OSSERVAZIONI IN 3D CON IL TELESCOPIO SUBARU

5 galassie in 3 dimensioni

Grazie all’utilizzo alternato di filtri H-alfa, il telescopio Subaru è riuscito a mettere in risalto le regioni di formazione stellare presenti nelle galassie del famoso Quintetto di Stephan e, nel contempo, a differenziarle a seconda della distanza, offrendo una visione tridimensionale del gruppo di oggetti celesti.

     28/10/2011

A sinistra, con colorazione rossastra, le regioni di formazione stellare di NGC 7320, la galassia più vicina. A destra le analoghe regioni nelle galassie più lontane.

A circa 300 milioni di anni luce da noi ce ne sono 4 mentre, più vicina, a 50 milioni di anni luce, ce n’è un’altra: formano il cosiddetto Quintetto di Stephan e sembrano 5 galassie tutte vicine fra loro, anche se una non appartiene effettivamente al gruppo. È un quintetto apparente, quindi, che percepiamo come tale perché le immagini non ci permettono di cogliere un elemento importante quale è la profondità e di distinguere cosa è in primo piano e cosa invece sullo sfondo. Un ostacolo che il telescopio Subaru, delle Hawaii, è riuscito a superare utilizzando, per osservare il quintetto, una alternanza di filtri specifici. Dal confronto delle immagini prodotte è stato possibile discriminare le regioni di formazione stellare anche in funzione della distanza della galassia alla quale appartengono, ottenendo quindi una visione d’insieme tridimensionale. Nello specifico sono stati utilizzati filtri per emissioni H-alfa, che lasciano passare cioè solo una porzione specifica e molto ristretta della radiazione luminosa ovvero quella che caratterizza proprio le regioni, più ricche di idrogeno (H), in cui si formano nuove stelle. Uno dei filtri H-alfa, inoltre, era sensibile a radiazione emessa da sorgenti la cui velocità di recessione rispetto all’osservatore è pari a zero: in grado cioè di evidenziare regioni di formazione stellare in regioni non troppo lontane, come quelle appartenenti alla galassia più vicina, in primo piano (NGC 7320, vedere il diagramma). L’altro filtro H-alfa, invece, era in grado di evidenziare lo stesso tipo di regioni, però in zone lontane. Il risultato è che ciascuno dei due evidenzia aspetti che l’altro non mostra, permettendo di capire al contempo quanto “in là” stiamo guardando. L’immagine ottenuta con il filtro “per oggetti vicini”, ad esempio, evidenzia (con colorazione rossastra) solo le regioni di nascita stellare della galassia in primo piano. L’altro filtro sottolinea le analoghe regioni nelle 4 galassie più lontane, mettendo in luce anche le zone in cui queste interagiscono.

Il lavoro ad alternanza di filtri di Subaru dimostra così come si possa aggiungere profondità allo sguardo anche quando lo si punta a sistemi stellari che distano dalle decine alle centinaia di milioni di anni luce.