LA NUOVA IPOTESI IN UNO STUDIO SU NATURE

Emissioni in cerca d’identità

Le chiamano UIE, sono bande di emissione del mezzo insterstellare di cui si cercava un'origine certa e uno studio su Nature ci dice ora che forse sono prodotte da un miscuglio di materiale organico analogo a quello che si trova nelle comuni meteoriti.

     26/10/2011

Emissioni infrarosse in cerca della loro vera natura. Potremmo definire così le UIEs (Unidentified Infrared Emission bands), bande di emissione visibili nello spettro delle radiazioni provenienti dal materiale interstellare, ovvero gas e polveri che si trovano dispersi, o addensati in nubi, nello spazio tra le stelle. Il perché di quelle bande è rimasto senza una risposta certa per oltre vent’anni ma ora sembra essere arrivata la soluzione da uno studio effettuato da Sun Kwok e Yong Zhang del Dipartimento di Fisica dell’Università di Honk Kong.

Le bande UIE compaiono nella regione dell’infrarosso degli spettri della radiazione proveniente dal materiale interstellare. In questi ultimi 20 anni si era ipotizzato che la loro orgine fosse dovuta all’emissione prodotta da molecole di idrocarburi policiclici aromatici (PAH). L’ipotesi sembrava rafforzata da diversi indizi senza però trovare mai un riscontro effettivo, al punto che tra le circa 160 molecole identificate nelle zone cirumstellari e interstellari nessuna è risultata essere una molecola policiclica aromatica. Difficile quindi continuare a sostenere il legame esclusivo tra le bande UIE e la presenza di molecole PAH.

Ora lo studio ha confermato che questo legame unico ed esclusivo in effetti va rivisto e ampliato. Come illustrato nell’articolo pubblicato su Nature, Sun Kwok e Yong Zhang hanno analizzato gli spettri archiviati di numerose “sorgenti” interstellari sino a evidenziare come alcune caratteristiche delle bande UIE siano molto più vicine a quelle che ci si aspetterebbe dalla presenza di composti alifatici piuttosto che dalle molecole PAH, fermo restando che una cosa non esclude l’altra. La conclusione più logica è che il materiale interstellare deve essere costituito in parte da un miscuglio di composti aromatici, come le PAH, e in parte da composti alifatici.

L’aspetto che però colpisce di più è la constatazione che il materiale organico risultante da questo miscuglio è analogo a quello presente nelle comuni meteoriti, ovvero nei pezzi di roccia che cadono sulla Terra. Considerata l’improbabilità che questo materiale si sia formato direttamente dentro al sistema solare, potremmo dedurre che in un remoto passato il Sole lo abbia strappato via a qualche nube interstellare passata nelle vicinanze, a conferma di come la storia del nostro sistema sia strettamente legata a quella delle regioni galattiche circostanti.