SEGNI STAGIONALI: FORSE È ACQUA SALMASTRA

Lacrime salate rigano il volto di Marte?

Durante i mesi più caldi dell'anno, la superficie di Marte sembrerebbe mostrare tracce dello scorrimento d'acqua salata. Rilevate dal Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, si dissolvono in inverno per poi ripresentarsi la primavera successiva.

     04/08/2011

L’aspetto è quello di dita scure e affusolate, lunghe centinaia di metri e larghe fino a cinque metri, che si estendono lungo i pendii marziani. Le ha fotografate, nel corso d’una serie d’osservazioni ripetute nel tempo, la camera HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment), a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA. A far nascere nei ricercatori il sospetto che possa trattarsi di acqua, e più precisamente d’acqua salata, è la loro stagionalità: si attenuano in inverno, per poi ripresentarsi quando arriva la primavera.

«Al momento, la migliore ipotesi che abbiamo, per spiegare queste osservazioni, è che possano essere dovute a un flusso di acqua salmastra», afferma Alfred McEwen, del Lunar and Planetary Laboratory della University of Arizona, nonché responsabile di HiRISE. Aggiungendo, però, che la ricerca da lui firmata insieme ad altri colleghi, in uscita domani su Science, non offre la prova definitiva. Cautela comprensibile, vista la portata della scoperta: se confermata, vorrebbe dire che sul pianeta rosso esiste acqua allo stato liquido – seppur salata e solo in certi periodi dell’anno. E proprio la salinità giocherebbe un ruolo fondamentale, abbassando il punto di congelamento dell’acqua fino a temperature compatibili con le pur tiepide estati marziane.

«È l’ulteriore conferma che Marte è un pianeta geologicamente vivo», commenta Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), a proposito dell’articolo, «con una superficie che si modifica anche rapidamente nel tempo. Le brine ghiacciate erano già state osservate dai Viking e la presenza di sali nel ghiaccio è stata confermata più di recente da Phoenix. Gli ingredienti quindi ci sono. Personalmente resto dubbioso che sia lo scioglimento delle brine la causa, ma come evidenziammo già al tempo dei Viking, potrebbero essere dovute a piccoli depositi ghiacciati sotto la superficie che si sciolgono quando arrivano vicino alla parte esposta del pendio. In ogni caso è difficile immaginarsi un meccanismo che non implichi la presenza, anche se temporanea, di acqua liquida».

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