DISTANTI 15 E 18 ANNI LUCE

Nane brune a un passo da noi

Due stelle nane brune sono state scoperte grazie alle osservazioni condotte dal satellite WISE della NASA e dal Large Binocular Telescope. Adriano Fontana: "Cruciale il ruolo di LBT nel determinare la natura e la distanza di queste sorgenti".

     15/07/2011

Brillantissimi nell’infrarosso ma praticamente invisibili nella banda di radiazione ottica. Con queste proprietà non potevano certo passare inosservati quei due corpi celesti, che gli scienziati del Leibniz Institute for Astrophysics Potsdam (AIP) hanno scoperto essere due stelle ‘nane brune’. Ed anche vicinissime: una a 15 e l’altra a 18 anni luce da noi. Per confronto, la stella più vicina, Proxima Centauri, si trova a poco più di 4 anni luce.

Immagini in falsi colori delle due stelle nane brune WISE J0254+0223 e WISE J1741+2553. (Crediti: AIP, NASA/IPAC Infrared Science Archive)

La scoperta è stata resa possibile grazie all’analisi dei dati raccolti dal satellite americano WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer) e da analisi spettroscopiche condotte con il Large Binocular Telescope, il grande telescopio binoculare, che si trova a Mount Graham, in Arizona. Grazie a queste ultime è stato possibile conoscere la natura di questi oggetti e migliorare la stima della loro distanza.

“Il ruolo di LBT in queste osservazioni è stato cruciale, perché ha permesso di confermare la natura di queste sorgenti e di misurarne la distanza con buona precisione. Per questo tipo di misure servono telescopi di grandi dimensioni e con strumentazione all’avanguardia, come LBT” commenta Adriano Fontana, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma e responsabile del Centro Italiano LBT. “Queste osservazioni dimostrano molto bene le potenzialità di LBT per almeno due ragioni. La prima è l’uso tempestivo di LBT in combinazione con altri strumenti, come in questo caso il satellite WISE. Il secondo è che LBT rende accessibile agli astronomi l’altra metà del cielo, cioè quella dell’emisfero settentrionale, che non è osservabile con i telescopi dell’ESO”.

WISE J0254+0223 e WISE J1741+2553 – queste le sigle dei due oggetti scoperti – possono essere considerati “stelle mancate”, poiché nel loro processo di formazione non sono riusciti ad accumulare una quantità di massa sufficiente per far innescare le reazioni nucleari nel loro interno, se non le più semplici. La loro brillantezza è data quindi solo dal gas che le compone, surriscaldato per effetto della compressione esercitata dalla sua stessa forza di attrazione gravitazionale. Una brillantezza effimera, destinata nel tempo ad affievolirsi, fino a perdersi nell’oscurità del cosmo.