GLI OPPOSTI DESTINI DI DUE SATELLITI

OK per GOCE, KO per Glory

Agli ottimi risultati del satellite europeo GOCE, la cui missione è stata prolungata, si contrappone il fallimento di Glory, missione NASA, conclusasi prima ancora di iniziare con il fallimento del lancio.

     07/03/2011

Il satellite GOCE. Crediti: ESA /AOES Medialab

Una stessa giornata può essere splendida per alcuni e davvero pessima per altri. Il 4 marzo è stato un giorno positivo per l’ESA ed estremamente negativo per la NASA. Mentre l’agenzia europea comunicava gli ottimi risultati della missione GOCE, quella americana convocava una conferenza stampa per spiegare il fallimento della messa in orbita del tanto atteso satellite Glory. Sono due satelliti, GOCE e Glory, per i quali il destino avrebbero dovuto essere abbastanza simile: raccogliere dati di notevole rilevanza scientifica una volta raggiunta l’orbita stabilita. Le cose sono andate effettivamente così e addirittura meglio del previsto per GOCE, mentre l’avventura di Glory è finita ancora prima di cominciare con il fallimento del lancio e la perdita del satellite.

GOCE, in orbita dal 2009, è riuscito ad ottenere una mappatura del campo gravitazionale terrestre che non ha precedenti in quanto ad accuratezza. Grazie a questa mappa, che descrive accuratamente come sarebbero distribuite le masse fluide della Terra, ovvero gli oceani, se dovessero ubbidire unicamente alla gravità, è possibile stabilire quali variazioni globali possano invece essere indotte dalla presenza di correnti, di maree e dalle dinamiche legate allo scioglimento dei ghiacci. Il lavoro è stato completato egregiamente il 2 marzo e dato che il satellite ha consumato meno combustibile del previsto, la missione è stata premiata con un prolungamento che la vedrà operativa anche per tutto il 2012. Con l’opportunità di continuare il proprio lavoro, GOCE riuscirà a migliorare ulteriormente la mappa già realizzata.

All’orgoglio europeo nel comunicare i risultati della missione e la prospettiva di andare ancora oltre i traguardi raggiunti, si contrappone lo scoramento della NASA per la perdita di Glory. Scoramento raddoppiato proprio dal fatto che duplice avrebbe dovuto essere la missione del satellite, destinato ad osservare contemporaneamente il Sole e la Terra. Misurare e verificare la variabilità dell’irraggiamento solare e contemporaneamente quantificare la concentrazione di particelle di aerosol nell’atmosfera terrestre non sarà più possibile, almeno non grazie a Glory che adesso, assieme al razzo che avrebbe dovuto metterlo in orbita,  si trova “nell’Oceano Pacifico meridionale, da qualche parte” come ha dichiarato con estremo disappunto Omar Baez, il direttore di lancio NASA della missione. A rendere l’umore ancora più nero è il fatto che quanto successo con Glory non è una novità: lo stesso incidente, il mancato distacco di un rivestimento rigido il cui peso ha successivamente fatto precipitare razzo e satellite, si era già verificato nel 2009. Altro satellite (OCO, Orbiting Carbon Observatory) ma stesso tipo di razzo, un Taurus XL, costruito dalla Orbital Sciences Corporation, una ditta commerciale specializzata in sviluppo di tecnologie spaziali. Secondo Baez, ci sono buone probabilità che Glory sia andato a far compagnia ad OCO, più o meno nello stesso punto dell’Oceano.

Il 4 marzo, in definitiva, è stato un giorno gradevole per l’ESA, un’occasione persa per la scienza che contava su Glory, un momento pessimo per la NASA e, con tutta probabilità, ancora peggiore per la Orbital Sciences Corporation che adesso rischia di veder compromessi i suoi futuri affari con l’agenzia americana.